Indirizzo e Lingua

Quando abitavo a Parigi, una delle cose che mi interessavano molto era l’indirizzo. In Europa, tutte le strade hanno un nome ed è facile trovare il luogo dal numero dell’edificio. Al contrario, in Giappone, solo i viali principali hanno un nome quindi generalmente si deve cercare un certo luogo dai piccoli quartieri, poi cercare il numero dell’edificio che si è messo irregolarmente in questo quartiere. Avevo chiesto a alcuni amici giapponesi che hanno abitato in Europa, quale indirizzo è più facile, fra quello giapponese e quello europeo, per trovare il luogo. Senza eccezione, tutti gli amici hanno scelto quello europeo. Allora, perché i giapponesi hanno fatto gli indirizzi così complessi?

In effetti, dopo esser ritornata in Giappone, questa domanda mi restava sempre e cercavo la risposta però non ho potuto trovarla. Tuttavia, la settimana scorsa, alla biblioteca municipale, ho preso in prestito un libro di Deirdre Mask, “The address book. What street address reveal about identity, race, wealth and power”, in cui si trova qualche spiegazione della differenza del metodo di fare l’indirizzo, paese per paese, più precisamente, del metodo della pianificazione delle zone da urbanizzare e il pensiero diverso che fa nascere questa differenza dei metodi.
Tante ragioni sono notate, ma la spiegazione che mi interessa più è una illustrazione che chiede un elemento della differenza del metodo per la lingua. Nei paesi in cui la gente usa la scrittura alfabetica, quando si pensa alla mappa geografica, anzitutto la linea viene in mente, cioè la strada. Invece nei paesi dei caratteri cinesi, la gente pensa a una mappa “in quadri” come scrivere un carattere nel quadro. La spiegazione interessante dell’autrice è questa:
“Quando ho chiesto agli inglesi di disegnare una mappa, anzitutto disegnano la strada, poi il punto di riferimento. Al contrario, quando l’ho chiesto ai giapponesi o ai coreani, loro disegnano prima il punto di riferimento e le strade vengono dopo. Pare che non facciano attenzione alle strade”.

Non ho ancora finito questo libro, ma leggendolo comincio a pensare alla differenza degli stili diversi della democrazia in questi paesi. In Francia, per esempio, si dice « les syndicats descendent dans la rue » (scendono in strada). Però questa espressione non esiste in giapponese. Penso che questo non sia solo la differenza della lingua ma quella di pensiero. E adesso, mi chiedo se questo pensiero verrebbe dal metodo della pianificazione della città. Tutte le cose nello spazio sarebbero collegate alla cultura.